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Inchiesta liste d’attesa, il primario Brigante: “L’allora Dg Lenzi incontrò Fukushima”

Salerno

Mazzette nel reparto di Neurochirurgia dell’Azienda ospedaliera universitaria ‘San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona’ di Salerno per dribblare le liste d’attesa, il primario Luciano Brigante si dice innocente e rivela: “L’ex Direttore generale sapeva della presenza del professore Fukushima in sala operatoria. Lo ha incontrato quando abbiamo operato la zia”.
Dichiarazioni importanti, messe nero su bianco in un lunga memoria difensiva agli atti degli inquirenti, quelle che fa l’ex Direttore d’Unità facente funzione, Luciano Brigante, finito nell’inchiesta (ha lasciato i domiciliari ed è libero da sette giorni, ndr), insieme ad altre tre persone relativa alle presunte mazzette intascate per far saltare le liste d’attesa. Soldi chiesti a pazienti oncologici, in primis, con l’avallo, secondo l’accusa, del famoso luminare di fama internazionale Takanori Fukushima, titolare del “Fukushima Brain Institute” di San Rossore in Toscana. E proprio la figura del noto luminare, indagato e non arrestato, ha fatto sempre discutere. Era presente a Salerno? Operava? Brigante nella sua memoria difensiva racconta, spiega, non lesina dettaglia. E chiosa:
“L’ex Direttore generale dell’Azienda ‘Ruggi’, Elvira Lenzi, sapeva che il professore Fukushima presenziava agli interventi. Lo sapeva e volle incontrarlo, in mia presenza che fungevo da interprete, per parlare dell’intervento neurochirurgico a cui si sarebbe sottoposta la zia”.
Se fosse vero, se vi fossero riscontri alle dichiarazioni di Luciano Brigante, sarebbe un gran colpo di scena per una indagine che ha coinvolto e sconvolto una Azienda di rilievo nazionale. Essere a conoscenza della presenza in sala operatoria di un medico non dipendente porta inevitabilmente ad autorizzazioni concesse dai vertici.
L’inchiesta. Partita nell’aprile del 2015, porta esattamente un anno dopo, il 5 aprile 2016, all’arresto di tre persone e a una sospesa dal servizio che devono rispondere di concussione. Si tratta del primario Brigante, il collega pisano Gaetano Liberti, di Casina, allievo di Fukushima; Renato Saponiero, direttore del dipartimento di Neuroradiologia del Ruggi (fu sospeso)e Annarita Iannicelli, 48enne salernitana, caposala delle sale operatoria di neurochirurgia.
Il modus operandi. I medici coinvolti effettuavano gli interventi solo apparentemente in regime di intramoenia, con prenotazioni e pianificazioni delle operazioni chirurgiche fittizie, visto che poi i responsabili modificavano le liste d’attesa in cambio di quote di denaro. Le somme da versare andavano da 1500 a 60mila euro. Per i magistrati, Luciano Brigante “utilizzava l’ospedale come una clinica privata” e operava soprattutto pazienti con bassa aspettativa di vita e che, quindi, avevano urgenza di essere sottoposti a intervento chirurgico, specie se eseguito direttamente dal primario o – ancora meglio – da Takanori Fukushima.

fonte

corriere del mezzogiorno
Rosa Coppola