Elia, infermiere in Inghilterra. “Mi auguro che l’Italia cambi: lavorare senza raccomandazioni ma solo con dignità e professionalità”

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Ha lasciato l’Italia due anni fa. Lo contraddistingue la valigia, sempre pronta. Elia è del Salernitano e ama la sua terra. Una terra matrigna verso i suoi figli, quei figli che non hanno e non vogliono raccomandazioni. Così, a 26 anni, è andato via, in Inghilterra e lavora come infermiere. Abbiamo voluto conoscere un po’ più da vicino questo ragazzo dal bel sorriso e con il sogno, doveroso, di voler vivere e lavorare in Italia. Che lascia spazio a pochi. Pochi privilegiati. La sua storia è la cartina di tornasole di un Paese che ha ucciso la meritocrazia. Che premia i furbi, chi opta per le scorciatoie, regala posti alle donnine, senza dignità. Ne hanno più quelle che ‘battono’. Alle spalle le ‘lucciole’ hanno una storia, sacrifici, a volte violenze.

Elia ha dimostrato di avere capacità che in Italia, chissà..

Di seguito, la sua lettera.

 

“Mi chiamo Elia Sarno e sono un ventottenne campano infermiere che vive nel Regno Unito già da due anni e mezzo. Dopo la laurea, il 09/10/2014, carico di entusiasmo e voglia di lavorare, iniziai il calvario dei concorsi (se possono definirsi tali le candidature per 1 o 2 posti) e dell’invio del curriculum vitae in tutta Italia, con dispendio di moneta e di energie mentali.

Avvilito e mortificato pensai di sfruttare le competenze linguistiche in inglese e provare i colloqui via Skype con agenzie inglesi ( non c’era che l’imbarazzo della scelta) che richiedevano personale infermieristico. Nulla di più semplice: l’agenzia forniva materiale didattico da studiare ai fini del colloquio e, uno volta superato lo stesso, ti affiancava nella produzione della documentazione necessaria alla stipula del contratto. Tutto stando dinanzi ad un PC!

E non è tutto…il biglietto aereo ed i primi sei mesi di pigione dell’alloggio messo a disposizione era pagato dall’agenzia con la clausola di non trasferirsi prima dello stesso arco di tempo. Naturalmente le agenzie vengono pagate dalla struttura ospedaliera che ti assume.

Così arrivai a Kidderminster, ridente città di 55.348 abitanti della contea del Worcestershire, in Inghilterra, dove iniziai a lavorare in una clinica privata.

Ricorderò sempre con affetto l’accoglienza e la disponibilità di tutto il personale, le amicizie contratte ed il vecchietto che non voleva da me medicine o trattamenti sanitari ma solo gli recitassi il Padre Nostro in italiano.

Nel frattempo continuavo a studiare e, dopo un altro colloquio, venni assunto in un ospedale civile a Slough, un sobborgo di Londra della contea cerimoniale del Berkshire , nel reparto di Trauma ortopedia. Amo l’Inghilterra per la sua gente, le sue scelte politiche e soprattutto per la sua meritocrazia che valuta bene chi mette passione nel suo lavoro e lo premia offrendogli la possibilità di continuare a studiare per perfezionarsi e, quindi, emergere. Nel mio caso, dopo solo 18 mesi di esperienza con NHS e dopo aver conseguito con profitto tutti gli assestment (qualifiche formative rilasciate dall’ospedale stesso), la mia manager, Fiona Mason, ha deciso di investire su di me proponendomi l’onere e l’incarico di Trauma Coordinator, accettato con orgoglio e fierezza. Per inciso, Il corso, della durata di 18 mesi, è un corso specialistico interamente sovvenzionato dalla struttura ospedaliera.

Alcune persone mi hanno definito traditore perché ho scelto la strada più facile per intraprendere l’attività lavorativa ma io rigetto con forza tale idea perché non reputo dignitoso lottare contro i mulini a vento : io  amo il mio Paese all’inverosimile, è la mia patria e se solo potessimo avere qui la mentalità anglosassone il Bel Paese sarebbe meraviglioso sotto tutti i punti di vista e ogni giovane, come me, potrebbe lavorare e produrre restando vicino ai propri affetti, nella sua PATRIA. Spero ardentemente che la politica italiana si dia una mossa e ponga le condizioni ideali affinchè io, insieme a tanti altri come me, possa tornare e curare i miei connazionali, senza raccomandazioni e sfruttamenti ma solo con dignità e professionalità.

Con affetto, l’italiano Elia Sarno”

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