Microchip ‘spia’ nelle divise. L’Asl Sa precisa: “Ci sono ma non sono attivi”,la Uil:”La ditta ha omesso”

in UNISA

Dopo la pubblicazione ( esclusiva di Salernosanità e Corriere del Mezzogiono/Campania), circa la presenza di microchip nei camici del personale dell’Asl Salerno utili sì a localizzare il vestiario ma, anche, come diceva una denuncia della Uil (Biagio Tomasco), a geolocalizzare il dipendente, l’Azienda ha inviato una dettagliata nota per precisare. Una precisazione alla quale fa seguito la controreplica della Uil.

Pubblichiamo integralmente le due note.

Comunicato dell’Asl Salerno (nella foto, il Dg Antonio Giordano)

“In relazione alle notizie circolate a mezzo stampa, riguardanti la segnalazione della Organizzazione Sindacale UIL in merito all’applicazione di microchip sulle divise/camici del personale dell’ASL Salerno, la Direzione Aziendale ha disposto immediati approfondimenti, le cui risultanze sono di seguito indicate.Come attestato dalla ditta fornitrice, il chip presente nella biancheria distribuita solo in alcune strutture aziendali è assimilabile all’etichetta identificativa del capo, pertanto ha la funzione di tracciare l’entrata e l’uscita dell’articolo sporco/pulito dallo stabilimento produttivo.Si tratta quindi di un’attività interna alla ditta e che, in nessun caso, potrà tracciare a distanza i movimenti delle persone.In ogni caso tale funzione del microchip non è attivata, infatti il nuovo appalto (gara espletata da Soresa su base regionale, al momento sospesa) non è partito; lo stesso prevede la fornitura di biancheria confezionata chippata solo ai fini di contabilità interna dell’azienda fornitrice e dell’amministrazione appaltante, per quantizzare il numero dei capi soggetti a lavanolo e al fine di garantire la correttezza della liquidazione delle fatture. La ditta in questione aggiudicataria dell’appalto Soresa e pertanto già in possesso dei capi chippati ha sostituito i capi usurati solo per alcune strutture dell’ASL Salerno, in virtù di precedenti contratti, ma i chip non sono attivi.La Direzione Aziendale assicura che, successivamente alla definitiva aggiudica dell’appalto, prima di procedere all’adesione informerà le organizzazioni sindacali, fornendo ulteriori puntuali specifiche sulla natura dei dispositivi al fine di garantire ai lavoratori il rispetto della normativa sulla privacy”.

Di seguito, la controreplica integrale della Uil. Nota a firma di Biagio Tomasco (nella foto).

“Corre l’obbligo  sottolineare come, ancora una volta, una nostra segnalazione sia stata presa in debita considerazione e quindi verificata. Tanto dimostra che l’interazione tra amministrazione e parti sociali, quando volta al beneficio collettivo e posta in essere tra persone perbene, non può che funzionare. Leggendo però il comunicato stampa da Voi predisposto in ordine alla segnalazione del sistema tagsys nelle divise dei dipendenti, non possiamo non rimanere dubbiosi a riguardo delle dichiarazioni rese dalla ditta fornitrice per tre ordini di motivi che di seguito si elencano.

 

  • La ditta fornitrice ha dichiarato che la predisposizione del sistema TAGSYS nelle divise dei dipendenti, altro non sia che un’attività interna alla ditta e che, in nessun caso, potrà tracciare a distanza i movimenti delle persone. Aggiunge che il sistema TAGSYS è assimilabile all’etichetta identificativa del capo, ovvero al nominativo stampato su di esso, quindi tale sistema è in grado in ogni momento di tracciare la posizione della divisa che allo stesso tempo è riconducibile ad una persona fisica!!
  • La ditta fornitrice, forse, non è a conoscenza del comunicato stampa effettuato dal dott. Francesco Voso BI Manager & Project Manager, AMSA SpA Gruppo A2A Milano, Italia del 12 giugno 2008 che testualmente dichiara:” E’ stato pensato per essere sfruttato in ambito sanitario, magari applicato alle divise del personale medico, ma i suoi utilizzi possono essere molteplici. Perché chiunque – non solo dottori o infermieri – può trovare vantaggiosa la possibilità di disporre, cucito direttamente sul proprio abito, di un tag Rfid. Soprattutto se l’etichetta ha la forma di un vero e proprio bottone, con tanto di fori centrali per consentire il passaggio di ago e filo.Si chiama Ario 370L-HL il primo tag-bottone realizzato da Tagsys. Di colore bianco opalescente, ha un diametro di 15,5 millimetri, è stato progettato per resistere almeno a 200 cicli di lavaggio (anche ad alte temperature e trattamenti chimici) e può essere applicato su ogni tessuto, sia a mano che automaticamente, con la macchina da cucire. E’ ideale per la gestione di notevoli quantità di divise da lavoro, in particolare nelle grandi strutture (ospedali, poli sanitari – solo per rimanere in ambito medicale – ma anche fabbriche). In tutto e per tutto identico a un normale bottone da camicia, Ario 370L-HL permette, inoltre, una gestione più efficace delle attività di inventariazione.“Crediamo che la nostra applicazione potrà trovare ampi margini di mercato in tutte quelle aziende che dispongono di molto personale e dove la gestione delle divise rappresenta un problema logistico”, afferma Fred Kohout, capo Ufficio marketing di Tagsys: “La nostra etichetta, da questo punto di vista, può fornire un grande valore aggiunto permettendo non solo che i capi di abbigliamento non siano persi, ma che ritornino sempre al loro legittimo proprietario”.Appare chiaro che tale sistema non solo sia capace di riconoscere in ogni momento l’identificativo associato alla divisa, ma anche che nel momento in cui si dichiari “… omissis, non solo che i capi di abbigliamento non siano persi, ma che ritornino sempre al loro legittimo proprietario”, altro non si dica che in ogni momento si possa sapere dove si trovi una divisa associata ad un qualunque dipendente, ovvero se ne possa tracciare la posizione.
  • Il fatto che la funzione del microchip non sia attivata, in quanto il relativo appalto SORESA non sia ancora attivo, non significa che la ditta fornitrice fosse esentata dal fornire all’azienda le dovute informative e specifiche del dispositivo, difatti tale omissione è fonte di serie preoccupazioni da parte della scrivente che potranno essere fugate unicamente e solamente dopo che l’azienda Salerno, per come dichiarato nel comunicato, cosa di cui comunque non si nutriva alcun dubbio, avrà fornito alle OO.SS. ed alla RSU la dovuta informativa sul dispositivo in questione.
  • In definitiva, non capiamo per quali motivi la ditta fornitrice non abbia inteso comunicare immediatamente all’ASL Salerno il fatto che all’interno delle divise esistessero tali dispositivi elettronici, e soprattutto perché non ne abbia informato i lavoratori, soprattutto in virtù del fatto che, per come da essa affermato, che tale sistema non fosse al momento funzionante”.

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