Gli infermieri neo laureati di Salerno vincono il concorso di ricerca “L’attivita’ del tutor clinico nel ciclo formativo: definisci un modello di riferimento”, svoltosi a Pugnochiuso, in provincia di Bari, in seno alla tre giorni formativa “L’infermiere(incompiuto) nelle nuove aree professionali”.
Antonio D’Angelo, Francesca Laurenza e Federica La Torre sono alcuni tra i protagonisti dell’esperienza di studio dell’applicazione STUN (Students and TUtor Nursing) che consente di gestire in maniera proattiva le attività degli studenti durante i tirocini, arricchendo il rapporto con il tutor e fornendo importanti basi di riflessione.
“Il nostro progetto nasce, dunque, con l’intento di migliorare la formazione di noi infermieri del futuro, fornendo uno strumento didattico supplementare, ma fondamentale, che arricchisca il rapporto tra tutor clinico e studente.“STUN”, applicazione pensata per sistemi “iOs” ed “Android”, speriamo possa rivoluzionare l’attuale sistema di apprendimento; il nome deriva dall’acronimo di “Students and Tutor Nursing”, le parole chiave che rappresentano il cuore del nostro progetto”, spiegano gli studenti.
Ma come funziona “STUN” ?
Lo studente, accedendo alla propria area utente, dopo aver effettuato il log-in, selezionerà il tutor da seguire e, dello stesso, sceglierà uno dei casi clinici da svolgere.
A questo punto, come un vero professionista, dopo aver analizzato con attenzione i dati dell’accertamento clinico, svilupperà il proprio piano assistenziale individuando le varie diagnosi infermieristiche (NANDA International), raggruppate secondo gli undici modelli di Gordon, con relativi obiettivi ed interventi correlati alla singola diagnosi scelta (sistema NIC e sistema NOC elaborati dall’Università dell’Iowa). Con l’ultima fase della pianificazione (“triage diagnostico”), alle diagnosi infermieristiche identificate, assegnerà la priorità assistenziale attraverso una numerazione.
Adolfo Stellato, Direttore del polo didattico della Laurea in Infermieristica dell’Università di Salerno.
“I 22 anni di esperienza come infermiere di camera operatoria mi hanno aiutato a pensare che lo status sociale e professionale dell’infermiere, non può non prescindere dalla consapevolezza del ruolo – chiave che svolge nell’assistenza alla persona ed alla sua famiglia e delle responsabilità e competenze necessarie per garantire livelli eccellenti di assistenza. Oggi mi occupo di formazione e sono fermamente convinto che la vera formazione è assumersi la responsabilità di trasmettere agli studentiapprendimento, coinvolgimento in prima persona e da protagonista, che comportino scelte di strategie, di strumenti e di atteggiamenti che portino a modificazioni dei propri comportamenti e i processi di comprensione. Una formazione atta a stimolare le tre funzioni: “emozionale, sociale e razionale“, come ad esempio, la partecipazione degli studenti all’evento di Pugnochiuso”.
Monica Senatore, infermiera, tutor didattico, ha spiegato:”Ogni volta che assumo un impegno con gli studenti, mi fermo innanzitutto a raccogliere l’esperienza emozionale trasmessami dai miei pazienti nei 22 anni di lavoro da infermiera in area critica di rianimazione. Ogni singola persona è stata e rappresenta tuttora il vero arricchimento del mio cuore e lo stimolo a dare di più…
Ho imparato e sostengo che la soluzione dei problemi si trova nell’ascolto e il tutor nasce per rispondere ai problemi reali dello studente. Come l’infermiere per il paziente, il tutor clinico nel focalizzare l’attenzione sul processo di apprendimento pratico, integra teoria e pratica, si pone accogliente sul piano professionale e umano, tiene conto delle specificità di ogni studente, dei limiti e delle risorse, approfondisce i contenuti legati alla dimensione emotiva e relazionale, rileva processi di ragionamento e riflessività… ascolta la loro esperienza”.