AOU Ruggi. Buon compleanno, Cardiochirurgia: da Di Benedetto a Iesu, l’eccellenza continua

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Ha iniziato la sua attività il primo aprile 1993, raggiungendo standard di qualità assistenziali competitivi maturati attraverso il continuo aggiornamento professionale ed il forte impegno lavorativo di tutto il personale. Il Centro di Cardiochirurgia di Salerno si distingue, infatti, per l’elevata percentuale (92%) di rivascolarizzazioni miocardiche a cuore battente (senza l’ausilio della macchina cuore – polmone) ed è stato tra i primi in Italia ad effettuare interventi chirurgici di rivascolarizzazione miocardica utilizzando esclusivamente condotti arteriosi.

Nel Centro di Cardiochirurgia di Salerno il 30% degli interventi chirurgici viene effettuato in regime d’urgenza, tra cui numerosi casi di dissezione aortica. A tal riguardo, la Struttura partecipa al Registro Internazionale delle Dissezioni Aortiche coordinato dall’Università del Michigan. Il Responsabile facente funzione della Struttura Complessa di Cardiochirurgia di Salerno è Severino Iesu 58 anni a Salerno dal giugno 1992 (in corso la selezione pubblica per il conferimento di incarico di Direttore d’unità di ruolo per cardiochirurgia d’elezione e d’urgenza,ndr). Da qualche settimana, è stato nominato anche il ff (Enrico Coscioni) per cardiochirurgia d’urgenza, così come disposto dall’Atto aziendale.

Lo Staff
La Cardiochirurgia è una alta specialità e pertanto richiede la presenza di una équipe affiatata e con un appropriato training. Molti medici hanno fatto parte di questo gruppo ed alcuni sono successivamente passati ad altre strutture, quali esponenti della Scuola Cardiochirurgica Salernitana portando con loro il bagaglio di esperienza acquisita a Salerno. Attualmente compongono lo staff medico Dirigenti Medici in Cardiochirurgia e Cardioanestesisti. Inoltre sono attivi Collaboratori Professionali Sanitari Infermieri, Tecnici di Fisiopatologia Cardiocircolatoria e Perfusione Cardiovascolare, Operatori Socio Sanitari, Ausiliari Socio Sanitari. Non vanno dimenticate le due segretarie intorno alle quali gira tutto l’asse organizzativo.

I dati

L’Agenzia Generale Nazionale per i Servizi sulla Salute ha da poco pubblicato i dati relativi alle performances degli ospedali italiani, valutati tutti con gli stessi parametri, in modo che possa essere possibile anche un’analisi comparativa.

Tra i dati del 2015 analizzati, emerge chiaramente come l’attività dell’A.O.U San Giovanni di Dio e Ruggi D’Aragona di Salerno sull’apparato cardiocircolatorio rappresenti il 22,3 % sul totale dell’attività svolta valutata. L’Agenas attribuisce a tale performance un valore nella media nazionale.

L’Agenzia, successivamente, ha suddiviso il settore in singoli parametri e qui è emerso che il trattamento dell’infarto del miocardio acuto mortalità a 30 giorni, ha un livello di aderenza a standard di qualità alto, così come il trattamento del miocardio acuto in soggetti trattati con PTCA entro due giorni. Nella media nazionale, invece, troviamo la Valvuloplastica o sostituzione di valvole cardiache, i Bypass aortocoronarici isolati, la riparazione di aneurisma non rotto dell’aorta addominale.

Questi dati consentono all’AOU di Salerno di collocarsi in Regione Campania, in merito ai settori della Cardiologia Interventistica ed Emodinamica, come primo ospedale per risultati, registrando una percentuale di attività (54,44 %) ben superiore al dato nazionale (43,32 %).

Questo è un risultato straordinario, perché comparando i dati con quelli di altre realtà, che pure sono importanti sul sistema cardiocircolatorio, si evidenzia che nessuno riesce ad ottenere simili performance: ad esempio il Cardarelli, per quanto riesca ad essere superiore alla media si ferma solo al 47,51 per cento, e il Moscati di Avellino al 49,67 %.

In definitiva, attraverso i dati raccolti ed effettuando un’analisi comparativa, l’Agenas è riuscita ad evidenziare che tra tutti gli Ospedali della Regione Campania, all’A.O.U San Giovanni di Dio e Ruggi D’Aragona di Salerno la performance di infarti trattati entro due giorni con angioplastica coronarica è talmente buona che registra una mortalità più bassa rispetto alla media nazionale.

L’eccellente standard è stato confermato anche negli anni successivi considerando che tale risultato non si ottiene in poco tempo: quando si supera il dato medio nazionale con il distacco registrato dalla nostra Azienda, non lo si fa da un giorno all’altro, ma è grazie ad un percorso che da anni vede la Cardiologia Interventistica e l’Emodinamica tra le nostre eccellenze.

Severino Iesu

Il facente funzione è considerato delfino del professore Di Benedetto, suo erede naturale, capace di tener salda una squadra altamente specializzata e professionale. Uno stimato e amato primario per il quale, la gran parte della Torre Cardiologica, ha avviato persino una petizione per evitare il rischio di vederlo andar via.

Per il compleanno di Cardiochirurgia, abbiamo voluto omaggiare il fondatore, il professore Giuseppe Di Benedetto, tirando fuori dal cassetto l’articolo del 2010 pubblicato sul Corriere della Sera.

Il paladino del cuore che fa svettare Salerno
La carriera di Giuseppe Di Benedetto contraddice una delle affermazioni più spesso citate nientemeno che di Cristo: «Nemo propheta acceptus est in patria sua», nessuno è profeta in patria. L’accostamento apparirà certamente esagerato, sta di fatto però che a Salerno il cardiochirurgo nato a Eboli è amatissimo e stimatissimo. Come in tutta Italia e all’estero. Cosa ha fatto per guadagnarsi fama e reputazione? «Credo di aver svolto semplicemente un enorme lavoro, onesto e continuo — dice Di Benedetto —. Ognuno di noi dovrebbe porsi nell’ottica del malato, e questo ho sempre cercato di fare». Di Benedetto è uno di quelli che vuole spuntarla nella terra d’origine così, dopo un lungo peregrinare, è approdato a Salerno. «La laurea l’avevo conseguita a Perugia con una tesi in cancerogenesi chimica. Poi compii una svolta, perché si parlava tanto del primo trapianto di cuore effettuato da Barnard. Ma non sapevo come muovermi. Lo dissi al professore Tangheroni, conosciuto all’Università di Perugia, che in quel periodo venne a Eboli. Io, neo laureato, gli spiegai che volevo diventare cardiochirurgo e gli chiesi consiglio. Lui mi invitò a parlare con il professore Parenzan e mi scrisse una lettera di presentazione. Così cominciai, nel centro di Bergamo. In seguito ho saputo da Parenzan che con quella lettera non poteva non prendermi».

Dopo un periodo nella cardiochirurgia di Bergamo, Di Benedetto partecipò a un master triennale aWashington. Rientrato in Italia, si sposò con Viviana Verdoni, bergamasca, dalla quale ha avuto le due figlie. Poi partì per Londra, dove rimase sei mesi. Nell’81 tornò in Italia come assistente all’ospedale di Potenza e diede inizio all’attività di cardiochirurgia pediatrica per evitare che i bambini del Sud fossero costretti ad andare al Nord. Nell’ 84 partì di nuovo, per Bonn, in Germania, dove rimase un anno alla direzione della cardiochirurgia pediatrica prima di rientrare a Potenza con lo stesso incarico. «Nel ’90 vinsi il concorso di primario a Salerno. E dal ’93 è iniziata a pieno ritmo l’attività di cardiochirurgia che ha all’attivo 13 mila interventi». Oggi Giuseppe Di Benedetto è primario di cardiochirurgia e direttore del dipartimento cuore, parte integrante dell’Azienda ospedaliera universitaria San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona, uno dei poli di eccellenza in Campania. Negli undici piani della Torre del Cuore operano 310 addetti, tra cui 12 cardiochirurghi, 30 cardiologi e 10 anestesisti. «Persone splendide — dice Di Benedetto — alle quali sono orgoglioso di essere riuscito a trasmettere qualcosa. Fra tre anni andrò in pensione e tutto dovrà continuare anche meglio di adesso». Con l’istituzione del corso di laurea in Medicina e Chirurgia dell’Università di Salerno, Di Benedetto è stato chiamato in cattedra. Che consiglio darebbe a uno studente che volesse diventare cardiochirurgo? «Di fare altro, cerco sempre di dissuaderli. Questo è un lavoro estremamente impegnativo e richiede grandi sacrifici. Io sono stato fortunato perché sono arrivato in alto, ma gli stessi sacrifici sono richiesti anche a chi poi magari non ci riuscirà. Certo, se la motivazione personale è forte, non si può non assecondarla».

Rosa Coppola

cardioiesu

Nelle foto: da sinistra, equipe cardiochirurgica in una foto del 1993 gentilmente concessa dalla dr.ssa Elvira Morena che l’ha postata sul social Face. Segue, a destra,il dr Severino Iesu

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