AOU Ruggi. Cardiochirurgia d’urgenza, i dati confermano la dimensione internazionale

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Una intervista ( realizzata da Sabino Russo per il Mattino di Salerno, oggi in edicola, ndr), quella realizzata con il dottor Severino Iesu, Direttore dell’Unita’ cardiochirurgica d’urgenza dell’Azienda ospedaliero universitaria “San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona” di Salerno, ricca di novita’, spunti, analisi.E dati, che confermano il primato, nazionale ed europeo. La cardiochirurgia salernitana, grazie al gioco di squadra di medici e infermieri, continua a essere fiore all’occhiello.

«Non solo possiamo competere col nord Italia, ma addirittura col nord Europa e oltre». A lanciare il guanto di sfida è il primario della cardiochirurgia d’urgenza del Ruggi Severino Iesu, alla luce anche degli ultimi progetti messi in campo alla torre Cuore di via San Leonardo. L’ultimo step che mancava alla struttura salernitana per raggiungere una dimensione internazionale.
Quali sono i progetti di cui parla?
«Innanzitutto partiamo dal dato storico. I dati Agenas relativi al biennio 2015-16 ci pongono primi in Italia per bypass aorto-coronarici. La cosa più importante, però, è che per il 2016 abbiamo fatto segnare una mortalità, su 400 coronarici, dello 0,6 per cento. Questo vuol dire che chi si è operato da noi aveva quasi una garanzia sulla vita. Una percentuale del genere è tanta roba».
Per il futuro invece?
«Abbiamo investito su 2 linee di produzione nuove. Una si chiama Thoraflex, che la è protesi ibrida attualmente più avanzata in commercio e serve a gestire uno degli interventi più difficili in cardiochirurgia, la chirurgia dell’arco aortico (la zona dell’aorta che porta i vasi al cervello). In appena un anno, partendo da zero, abbiamo impiantato 40 Toraflex, mettendoci dietro il centro di Bologna, che era primo in Italia. Ad Hannover, qualche mese fa, abbiamo scoperto che il nostro centro ha impiantato la metà delle protesi che si mettono in un anno in Gran Bretagna e in Canada».
Parliamo di numeri pazzeschi, se consideriamo che partivate da zero.
«Di conseguenza a questa nostra capacità d’impianto siamo diventati centro di riferimento italiano per l’impianto di Toraflex. Questo vuol dire che chirurghi di tutta Italia verranno a Salerno ad apprendere le tecniche con cui impiantiamo questa protesi, che è una modalità diversa rispetto agli altri».
L’altra linea di produzione invece?
«Abbiamo aperto un’altra linea di produzione, che è la chirurgia dei cuori difficili, che prevede l’impianto di un sistema di assistenza. Questo sistema era già esistente, ma si usava per altre cose. L’impianto di questo sistema è un’assistenza prima dell’intervento, in modo che il paziente possa essere operato in sicurezza e gestito anche nei giorni successivi all’intervento in maniera più semplice rispetto a prima. Per la nostra modalità di utilizzo dell’impianto siamo nelle diapositive ufficiali dell’azienda produttrice, che è di respiro mondiale, e nella zona dove si parla di indicazione dell’impianto c’è scritto by Salerno. Questo vuol dire che il nome di Salerno gira nel mondo e ha proposto per primo un nuovo modello d’indicazione».
La stessa cosa è stata proposta anche per qualche altro dispositivo?
«Abbiamo fatto la stessa cosa con un dispositivo di assistenza per il ventricolo destro. Per primi al mondo lo abbiamo impiantato e operato una paziente. Questa è ancora un’altra linea di produzione, che speriamo ci porti lontano, conferendoci ancora di più una dimensione sovranazionale».
Questo potrebbe aiutare ad arginare la cosiddetta migrazione sanitaria e attrarre una migrazione in entrata?
«Possiamo affermare, senza tema di smentita, di essere una struttura d’eccellenza e che possiamo far fronte a tutte le esigenze cardiochirurgiche esistenti, perché la varietà e la qualità dell’offerta è enorme. Nella nostra provincia non c’è migrazione, perché intercettiamo tutta la domanda cardiochirurgica, così come in parte intercettiamo quella delle altre province. Potremmo fare di più, ma dovremmo crescere in termini organizzativi, passando dai 750 interventi attuali a 1000».
In attesa del nuovo ospedale?
«L’ospedale è l’obiettivo con la lettera maiuscola. Ci crediamo e siamo convinti che arriverà presto. Ci vogliamo arrivare, però, con una organizzazione e una qualità di risultati ancora migliore di quella che abbiamo. Il nuovo Ruggi aiuterà anche ad aumentare i volumi, perché sarà dimensionato alle esigenze e costruito con logiche moderne».

 

(Fonte, Il Mattino di Salerno. Autore, Sabino Russo)

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