L’Hospice “Il Giardino dei Girasoli” di Eboli nuovamente sotto i riflettori delle forze dell’ordine. In questi giorni, infatti, i carabinieri del Nas di Salerno hanno eseguito dei controlli nella struttura residenziale della Asl Salerno – specializzata in cure palliative- assurta agli onori della cronaca nel 2018, insieme all’Unità di Medicina legale, per una inchiesta su presunte violenze e truffe.
Poco trapela sulla visita eseguita dai militari del Nucleo specializzato. Secondo le prime indiscrezioni, sarebbero state riscontrate carenze organizzative relative all’utilizzo di alcune aree di pertinenza del Centro ma, di fatto, in uso al servizio di 118. Ma non solo. La stessa organizzazione relativa agli accessi in entrata e in uscita dell’emergenza chiederebbe qualche chiarimento.
Le bocche restano cucite. Non trapela nulla e si attendono interventi anche da parte della stessa direzione strategica, guidata da Mario Iervolino, oggi direttore generale e due anni fa, invece, Commissario, quando sospese i dipendenti finiti nell’inchiesta.
Ma facciamo un passo indietro. Cosa accade nell’ottobre di due anni fa?
Parte l’inchiesta. Questa scatta dopo la denuncia di una infermiera che aveva notato la mancanza in farmacia di quattro fiale di morfina. Di qui le indagini che portarono i carabinieri del Nas (coordinati all’epoca dal maggiore Vincenzo Ferrara; sostituto procuratore Elena Guarino), a scoperchiare un vero e proprio vaso di Pandora. Pizzicati i dipendenti (medici, dirigenti e infermieri specializzati) che si assentavano ingiustificatamente – anche per l’intera giornata – da lavoro dopo aver timbrato; che utilizzavano l’auto di servizio per faccende personali; che falsificano le schede dei report di accessi giornalieri; che falsificavano le firme dei pazienti relativamente alle prestazioni ricevute. Trovato, all’epoca, a casa di alcuni indagati, materiale «prelevato» dalla farmacia: da medicinali ospedalieri costosi a garze e siringhe. I riscontri evidenziarono le minacce di un sindacalista perpetrate nei confronti dell’infermiera per farle fare «marcia indietro». Diciotto gli indagati, undici quelli destinatari di misure restrittive. Trentotto i pazienti presi in carico dall’ Hospice e che, non sempre, ricevevano le cure del caso. I reati contestati, a vario titolo e ruolo, furono concorso formale in truffa aggravata, peculato, abuso d’ufficio, omessa denuncia, omicidio.
fonte, Cronache